Digital
13/10/2025

SEO e intelligenza artificiale: cosa cambia

  • SEO e AI è un connubio che sta già modificando il modo in cui vengono fornite le risposte dei motori di ricerca.
  • Non basta più posizionarsi nei risultati di ricerca, ma occorre anche diventare una fonte citata e riassunta dalle varie intelligenze artificiali.
  • Quella a cui stiamo assistendo è un’evoluzione non una rivoluzione: i principi fondamentali dei contenuti (autorevolezza, pertinenza, qualità) restano validi.
  • Entro il 2028 il traffico dei canali AI supererà quello della search tradizionale. Tramite presenza omnicanale e reputazione digitale, bisogna quindi educare le AI a raccomandare il brand come soluzione autorevole.

Il futuro della SEO non è “fare altro”, ma fare meglio quello che si sta già facendo, creando contenuti utili, aggiornati, esaustivi e strutturati, capaci di costruire fiducia e distinguersi in uno scenario sempre più competitivo. Intelligenza artificiale: naturale diffidenza. Almeno all’inizio. Non è una novità: i cambiamenti fanno paura, in tutti gli ambiti. Pure nel nostro, quello della comunicazione omnicanale. La storia insegna come ogni evoluzione venga vissuta inizialmente come una tragedia, salvo poi diventare un’abitudine, una volta prese le misure. È accaduto in passato con il mobile-first, con le Ads in cima alla Serp di Google o con i featured snippet, solo per citare alcuni casi.
Ora è il turno di SEO e AI. La domanda che da qualche mese (da quando, almeno, a fine marzo, AI Overview ha debuttato in Italia) tutti si fanno e a cui molti provano a rispondere è: come cambia la SEO con l’intelligenza artificiale? O, meglio, ancor prima: cambia la SEO con AI?
La risposta è sì: qualcosa cambia, e anche di significativo, ma non bisogna buttar via tutto quello che di virtuoso si è fatto fino a ieri. Per gli esperti, la parola d’ordine è consapevolezza. L’avvento dell’intelligenza artificiale non coincide con la fine della ricerca, ma ne rappresenta un capitolo evolutivo. I macro criteri restano gli stessi (autorevolezza, pertinenza, struttura e qualità), ma si gioca con nuove regole, orizzonti più ampi e diversi obiettivi.

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Come cambia la Seo con l’intelligenza artificiale

L'avvento dei Large Language Models (LLM) sta trasformando radicalmente la ricerca online, sostituendo le tradizionali query testuali con esperienze conversazionali che forniscono risposte immediate e sintetiche. Grazie a strumenti come Google AI Mode, ChatGPT, Perplexity e Microsoft Copilot, le ricerche tradizionali stanno evolvendo verso risposte sintetiche, generate dall’intelligenza artificiale pescando da varie fonti, che precedono o sostituiscono i classici “dieci link blu”.
Ciò rappresenta un cambio di paradigma e un’evoluzione rispetto al passato. Se, fino a ieri, l’obiettivo di chi faceva SEO era posizionare un contenuto su Google, oggi è far sì che quel contenuto diventi la risposta autorevole a una domanda. Non importa dove questa domanda venga posta: può essere su Google, ma anche all’interno di AI Overview, in una chat con una AI, in una ricerca su YouTube o un altro social.

Essere “citabili” e “riassumibili” da un LLM è una nuova metrica di visibilità nell’era dell’AI. Anche perché si stima che entro il 2028 il traffico dai canali AI supererà quello della search tradizionale¹. Insomma, se i motori di ricerca cambiano, anche noi dobbiamo farlo. Altrimenti andremo incontro a una progressiva invisibilità.

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SEO e AI. Obiettivo: diventare la risposta autorevole a una domanda

Bene, ma cosa fare dunque, perché il nostro brand diventi (o resti) protagonista in questo mutato scenario? Non esistono, lo diciamo subito, formule magiche né strane alchimie. Sintetizzando, potremmo dire che bisogna “semplicemente” fare meglio quello che già si faceva ieri con visione strategica, approccio olistico e precisione verticale.

  • La visibilità, da sola, non basta più: serve costruire fiducia, rilevanza e valore di business per essere protagonisti. Tradotto: non bisogna più solo lavorare di ottimizzazione SEO per convincere Google, ma educare l’AI (anzi, tutte le AI) a “raccomandare” il nostro brand come la soluzione migliore al bisogno/esigenza dell’utente.
  • Gli esperti evidenziano come convenga, oggi più che mai, curare la presenza digitale e strutturare una strategia omnicanale coerente e di valore (sito, social, video, podcast, ecc.). Senza dimenticare di presidiare la cosiddetta “seconda SERP”, ovvero YouTube, e community “di nicchia”, da LinkedIn ai forum di settore. Questo perché le AI non si basano solo sui nostri contenuti, ma anche su ciò che gli altri dicono di noi (recensioni, UCG). 
  • Rafforzare l’autorevolezza e la riconoscibilità del nostro brand, lavorando su elementi come il personal branding e il tono di voce, che ci distinguono rispetto ai competitor.

Insomma, non è vero che la Seo è morta: anzi, gode di buona salute. Di fatto, Google cambia (ancora) forma, ma non sostanza. E Google, a oggi, rimane il riferimento, con poco meno del 90% del traffico di ricerca web². Entrano, però, in gioco nuove regole che arricchiscono e modificano lo scenario, attuale e futuro, imponendo uno sguardo più ampio per restare competitivi.

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Buone prassi per restare competitivi

Abbiamo visto come cambia la Seo con AI a livello di macro indicazioni. Anzi, come sta cambiando, visto che lo scenario è alquanto magmatico e le novità si susseguono.
Di certo c’è che non esistono cure miracolose per vincere le nuove sfide della SEO: su questo, tutti o quasi concordano. Si può finanche arrivare ad affermare che non esiste una SEO per AI: resiste la “solita” cara vecchia SEO, da aggiornare, però, e da potenziare con una strategia di AI Visibility. Qualche esempio?

  • Rafforzare la topical authority, presidiando un’intera area semantica e coprire in modo efficace l’intero spettro di ricerche correlate.
  • Lavorare sul brand building, ovvero fare in modo che le persone cerchino direttamente il nome del nostro brand.
  • Sotto il “cofano”, implementare dati strutturati e creare metadati completi e semanticamente rilevanti;
  • organizzare i contenuti in formato domanda-risposta, segmentare logicamente le informazioni in blocchi tematici, fornire contesto e riferimenti verificabili;
  • eliminare contenuti di bassa qualità e duplicazioni e ristrutturare le risorse informative potenzialmente interessanti e utili secondo i nuovi standard di citabilità.

Per sintetizzare, il lavoro cambia radicalmente e, al contempo, se vogliamo, resta quello di sempre. I contenuti di qualità e di valore, ovvero quelli utili, freschi, esaustivi e ben strutturati, restano il faro. Autorevolezza e fiducia continuano a essere parametri fondamentali. Semplicemente si sposta, o meglio si allarga il terreno su cui ci si confronta con i competitor, con nuove regole di cui tener conto e nuove sfide da vincere.

La visibilità, da sola, non basta più: servono autorevolezza e fiducia.
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NOTE 

¹ Fonte: The 2025 AI Visibility Index Study, Semrush 

² Fonte: StatCounter Global Stats

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